venerdì 13 marzo 2015

Numeri Uno - GREAT PACIFIC



GREAT PACIFIC #1:
VARIAZIONI SUL TEMA


Andare in libreria e trovare fumetti gratis si può.
La SaldaPress utilizza questa strategia pubblicitaria per sponsorizzare i suoi volumi che raccolgono nuove serie Image. Tra questi (e grazie a questa iniziativa) ho potuto leggere il primo numero di Great Pacific, serie scritta da Joe Harris e disegnata da Martin Morazzo, con i colori di Tiza Studio (per la presentazione fatta dalla casa editrice cliccate QUI).
La trama di questo numero uno è abbastanza lineare

(ATTENZIONE SPOILER!)



Il giovane erede di un impero economico (naturalmente ricchissimo orfano e naturalmente adolescente al compimento dei suoi quindici anni) è insoddisfatto. E preoccupato della catastrofe ambientale prossima ventura. E di voler dimostrare a un padre freddo di essere qualcuno di cui essere orgoglioso.
Così simula la propria morte, rovina l’azienda di famiglia, in realtà più per punire l’ambizioso consiglio di amministrazione che per un atto anarchico e ribelle. Lo fa solo dopo aver rubato un (bel) po’ di denaro e un avveniristico macchinario che può eliminare tutta la sporcizia plastica del pianeta, e va a vivere sulla Grande Chiazza di Immondizia.
Nonostante il nome e il concetto, questa, ahinoi, non è un’invenzione fumettistica, ma è realmente un’isola che si è creata per il gioco di correnti che ha radunato la sporcizia del Pacifico in una grande, metaforica, discarica più grande della Penisola Iberica… o addirittura degli Stati Uniti (cliccate QUI per la voce di Wikipedia relativa)



Come ci viene anticipato, il nostro futuro eroe proclamerà la Chiazza uno stato indipendente e vivrà la “sua avventurosa odissea: lo attendono infatti indigeni, pirati, una misteriosa e affascinante ragazza e l’arduo compito di amministrare una nazione nascente”
Questa fin qui la vicenda che sembra aprire interessanti spunti tra ecologia, fantapolitica e avventura.

Ma qui a DanG.E.R.Area ci interessano i numeri uno intesi come numero di prova [1] e insieme di lancio, e quindi più che le prospettive future o l’arco narrativo sviluppato in un volume, vogliamo sviscerare queste 31 tavole.

Partiamo dal protagonista, che poi è (quasi) l’unico vero personaggio della storia, visto che gli altri sono da contorno o comunque restano sullo sfondo, funzionali solo al nostro.
Chas Worthington non ci appare nulla di più, nulla di diverso (salvo i dettagli) da tanti personaggi dei comics USA: un GIOVANE da FORMARE, che attraverso la DISTRUZIONE di quello che era il mondo che conosceva (donne, motori, viaggi nello spazio), affronta una TERRA INCOGNITA per “SALVARE IL MONDO”.
Le maiuscole non sono casuali, ovviamente: sono step già visti in mille altre storie. Da Frodo Baggins, ai tanti, troppi X-Men, allo Wesley di Wanted, ad Harry Potter (!), al cinematograficamente recente Eggsy di Kingsman, abbiamo fior di giovani che scoprono che il mondo non è esattamente quello che pensavano e affrontano diversi pericoli nella “Terra Incognita” che può essere il territorio al di fuori della Contea, il mondo dei maghi o il Grande Gioco di società segrete. In Great Pacific l’unica variante (oltre alle caratteristiche “economiche” del personaggio) è che la distruzione dello status iniziale è scelta dal protagonista, non imposta da un passato che lo coinvolge.

La sospensione dell’incredulità è da “fumetto supereroistico”: come possa un quattordici\quindicenne rovinare l’azienda di famiglia a dispetto del suo antipaticissimo Consiglio di Amministrazione è un passaggio necessario a spazzare via la situazione di “normalità” (e forse a creare dei nemici che si ritrovino nella serie), e serve come escamotage più che essere un dato razionale.
Allo stesso modo la psicologia del nostro Chas è mostrata sotto diverse sfaccettature tradizionali: è insoddisfatto, vorrebbe “dimostrare quanto vale” sia lottando contro i leoni che contro le convenzioni e un modo “vecchio” di fare economia. Insomma: da’ più d’una una strizzatina d’occhio a un pubblico giovanile che sembra il suo target.

Un piccolo ostacolo a questo target sono forse i dialoghi: veloci e abbastanza realistici (un realismo da medium fumetto, questo sia ovvio), ma in alcune tavole lunghetti per gli standard recenti, poco inclini all’umorismo, se non quello nero, e non troppo a sentimenti di pessimismo cosmico.
I disegni sono anche essi realistici, puliti, dettagliati e non indulgono a scene spettacolari, che d’altronde non sono richieste dalla trama.

Il vero problema è che, a mio giudizio, questo numero lascia un po’ poco alla curiosità, ma non perché dia tutte le risposte… quanto piuttosto perché pone poche domande interessanti. Da’ molti presupposti, ma non indica chiaramente le sottotrame (o la trama principale) che verrà sviluppata.

Sappiamo che il nostro Chas è ritenuto morto, che ha un sacco di soldi e molti contatti a livello politico (“ho contatti di alto livello in TREDICI governi stranieri. TRE di questi fanno parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e altri due hanno fatto richiesta di ammissione”), e che ha un piano che prevede l’utilizzo di qualcosa che può eliminare i rifiuti.

Qual è il punto di attrazione della serie? L’Isola di Plastica? Debole.
Direi, di certo, non il piano (poco chiaro) di Chas.

Forse l’impostazione per cicli rende costituzionalmente deboli alcuni numeri uno recenti che mi è capitato di leggere. Sapere che c’è un ciclo “per capire” è un vantaggio dello sceneggiatore, ma se non aggancia abbastanza per arrivare al due…

Insomma: rimandato alla lettura per intera del ciclo. Ma non mi ha “preso” abbastanza per farlo.


[1] L’abbiamo già fatto QUI, QUI, e QUI 

NB: le immagini sono tratte dal sito della Saldapress o dal web e non mi appartengono in alcun modo. Sono qui a corredo di questa breve analisi. Questo blog non ha e non avrà fini di lucro.

Nessun commento:

Posta un commento