martedì 15 aprile 2014

Epicamente Tex - Narrare per il gusto di narrare (1° parte)



Prosegue la disanima dei primi 400 numeri di Tex Gigante visto come prosecuzione di temi e stilemi propri dell’epica popolare, iniziata QUI e proseguita QUI, QUI, QUI e QUI 




4. La logica del narrare per il gusto di narrare

Negli ultimi post abbiamo analizzato i fattori che, secondo Guglielmino e Grosser, contribuiscono all’atmosfera epica che si riscontra sia nei poemi canterini che in quelli dell’“epica alta”.
Il discorso, però, non è ancora esaurito, sia per l’epica popolare che in Tex, perché dobbiamo aggiungere altri elementi al mosaico.

a) La compagnia ideale
Se nella mitologia cinematografica del West domina la figura del “Cavaliere solitario” nelle sue versioni del vendicatore o del giustiziere girovago [1], è pur vero che nella tradizione epica difficilmente l’eroe si trova da solo: ben più spesso è inserito in una compagnia [2]. Questa diventa il modello di una società ideale che si rispecchia nella leggenda epica, perlomeno del mondo occidentale.
Si potrebbe dire che forse solo l’Epopea di Gilgamesh, il primo poema epico occidentale a noi rimasto, presenti le vicende di un eroe singolo e isolato: ma esso è, appunto, lo specchio degli ideali di una società orientale fortemente verticizzata e verticistica [3].
Beowulf e Grendel
Anche l’Odissea, il perno dell’epica occidentale assieme all’Iliade, punta la sua attenzione su un solo eroe, ma qui dobbiamo valutare con criterio: il ***singolo*** poema epico può dedicare l’intera attenzione a un ***singolo*** eroe (tutti i poemi di Chrètien de Troyes sono essenzialmente centrati sulle avventure di un singolo paladino), ma non dobbiamo dimenticare che l’eroe è inserito in una società, in un gruppo, e in esso trova la sua ragion di identificazione e di eroismo. Così Odisseo/Ulisse è sì il protagonista unico dell’Odissea, ma è soprattutto uno degli Achei che attaccarono Troia; Beowulf domina il suo poema, ma all’interno di questo si dice che anche Hygelac è degno di canzoni; Sigurd/Siegfried è il principale eroe, ma si inserisce nel contesto dei “Favoriti di Odino” o dei “Nobili Nibelunghi”; Rolando è il protagonista della Chanson a lui dedicata, ma vive le sue imprese e muore con gli altri “pari e paladini”.
Non c’è dubbio che tra le società ideali rappresentate nei poemi medioevali il modello della compagnia perfetta sia rappresentato dai Paladini attorno a Carlo Magno e dai Cavalieri della Tavola Rotonda, attorno a re Artù.
Bene: sono questi gruppi ideali a formare il modello per i quattro “pards” dell’Arizona.

Certo, sembra paradossale vedere nel Villaggio Centrale della Riserva Navajo una seconda Camelot, e in effetti mancano anche un Santo Graal da cercare o una Spagna da conquistare.
Kit Willer rapito... again
Eppure non c’è dubbio che nelle avventure di Tex il gruppo svolga una funzione fondamentale: come spalla del ranger; come elemento di soluzione delle vicende sul modello de “arrivano i nostri!”; come spunto per le vicende (specie i ricorrenti rapimenti di Kit Willer [4]); come contrappunto anche comico o ironico del serioso ranger; come partecipi dello stesso sentimento di giustizia e implacabili quanto il ranger persecutori dei “malvagi”.
E infatti fin dall’inizio Tex, quando esce dallo “stato iniziale” di ingiustamente perseguitato e considerato bandito, trova un gruppo ideale in cui entrare nei Rangers, ovvero nei cavalieri…[5]
E quando si costituirà la compagnia dei quattro pards (Tex, il figlio Kit, Carson e Tiger Jack [6]) raramente Tex agirà da solo [7], più spesso in coppia con Carson [8].

L'investitura di Tex tra i Rangers

È una compagnia ideale quella proposta da Bonelli padre?
Sì, probabilmente oltre la sua stessa volontà.
I pards diventano quasi un ordine miltar-religioso in cui le donne sono bandite o, se ci sono, spariscono in fretta, spesso di morte violenta e da vendicare. È un gruppo votato al bene, con un’alta missione, ben decisi a usare qualsiasi mezzo pur di raggiungere il loro nobile fine; hanno un’etica elevatissima che però li costringe a usare anche mezzi illegali, poiché ciò che vale per gli altri non vale per loro. La loro senso di giustizia (condiviso) vuole essere molto al di sopra della legge degli uomini, che non si nutre di formalismi: è l’utopia della bontà intrinseca dell’uomo superiore, una sorta di contraddittorio “anarchico misticismo di destra” che ha potuto generare le tante discussioni citate [9].
È un gruppo rigidamente strutturato, perfettamente riconoscibile, come detto quasi monastico: Tex è la guida, l’infallibile, l’uomo che coniuga azione e cervello, abilità e imprevedibilità; Carson è la sua spalla brontolona ma efficacissima, il prudente; Tiger Jack è il “tecnico” ma anche “il primitivo” (specie nelle prime avventure), in possesso di conoscenze indispensabili per la soluzione delle missioni, come l’abilità nel trovare le tracce, nel seguire le piste e nella codifica/decodifica dei segnali; Kit è il giovane che è in formazione, ma in fondo è pari agli adulti, ai “cavalieri” già formati [10].

L’obiettivo del gruppo è nobile, chiaro e immutabile: portare la giustizia ovunque manchi, difendere i deboli ove ne abbiano bisogno, creare un ordine (una “civiltà”, una “cultura”) dove vi siano il caos e la sopraffazione. Sia consentita la ripetizione: imporre quella Giustizia che è al di sopra della legge.
Le loro capacità sono sovrumane sia in termini di resistenza, che di coraggio, che di abilità a battere i nemici, il loro popolo non può che vederli come messianici salvatori [11].
E si potrebbe andare avanti.

È solo apparentemente curioso, infine, notare la caratterizzazione in senso epico anche di alcuni comprimari che occasionalmente ma ripetutamente si sono trovati a fungere da “spalle” ai quattro pards: Cochise appare come il “potenziale nemico – in realtà amico” valoroso [12]; la spalla comica, forzuta e materiale, come nel Morgante di Pulci, si ritrova in Gros-Jean inizialmente e (soprattutto) poi in Pat Mac Ryan [13]; Nuvola Rossa spesso fornisce il supporto magico o oracolare [14].
Gros-Jean, il Meticcio

Tex doma Dinamite

Possiamo addirittura vedere come elemento epico le capacità straordinarie di Dinamite, la cavalcatura di Tex [15] che nulla ha da invidiare all’intelligenza e alle capacità dei cavalli di Achille (se non la parola), di Frontino, di Baiardo o di un Brigliadoro!
Manca, al contrario, una figura di guida anziana sul modello di Merlino o di Nestore. Come abbiamo detto Nuvola Rossa ha alcuni degli aspetti di questi mentori (benché non sia colui che raduna o dia la queste alla compagnia), e tale funzione è in diverse occasioni svolta da El Morisco [16].



b) La fama dell’eroe
Uno degli elementi importanti dell’epica è la fama che l’eroe gode all’interno della narrazione stessa. Se il fruitore reale e casuale poteva paradossalmente non sapere ancora chi fossero Orlando, Achille, Galahad, essi erano al contrario ben noti a tutti i personaggi interni alla vicenda: fosse per profezie [17] o per fama delle imprese, gli eroi sono noti e attesi, invocati dai deboli e temuti dai malvagi. O spesso i malvagi stessi preparavano lo scontro contro l’eroe per acquistare fama, vendicare congiunti malvagi caduti nella lotta contro l’eroe stesso e così via.

Lilith...
È indubbio che la fama di Tex lo preceda: tutti i villains del West sanno che Tex è “puro veleno” [18], tutti i deboli sanno che si possono rivolgere al ranger per avere soccorso [19].
Perfino l’incontro-matrimonio con Lilith [20] è preceduto da un riconoscimento di Tex come “amico di Tesah, la figlia di Orso Grigio”.
E se inizialmente è Tex a riconoscere la fama superiore di Carson, ben presto i ruoli nell’immaginario del West bonelliano si rovesciano.
La fama di Tex lo precede [21], con conseguenze nel bene e nel male: molti vanno in cerca del ranger per misurarsi con lui e dimostrarsi più forti, un po’ come accadeva tra i cavalieri di Artù [22]: i duelli di questo tipo infatti abbondano[23] e vedono sempre il ranger vincitore.
Infine la fama dell’eroe lo porta a doversi confrontare spesso con gli eredi dei suoi nemici: un po’ come Agramante attaccò Carlo Magno per vendicare la morte del padre Troiano a opera di Orlando [23], anche Tex ha dovuto sopportare queste vendette, riuscendone però sempre illeso… ed eliminando gli sconsiderati e vendicativi avversari. A titolo di esempio basti la menzione dell’erede della Mano Rossa originaria [24] o dello spaventoso El Muerto [25].
Ma questo ci porta alla missione dell’eroe. 
Tex è il migliore... tutto il West lo sa!
c) La missione dell’eroe
La missione dell’eroe epico può essere di vari tipi.
La principale è legata al dovere cavalleresco dell’aiuto a deboli e indifesi contro i malvagi: si tratta di quella più costante e sottesa anche alle altre. Tuttavia appaiono anche la vendetta giusta e l’applicazione della giustizia divina; la sconfitta del nemico sovrumano; l’impresa impossibile; la fedeltà alla parola data (o alla propria missione stessa) oltre ogni limite umano [26].

L’aiuto ai deboli e agli indifesi contro i prepotenti, anche a rischio della propria vita e della mancanza di aiuto degli altri, è la missione di Tex e dei suoi pards, e richiama le regole della cavalleria medioevale. È caratteristica dell’eroe epico non essere aiutato in questo solo dai suoi sodali e non dalla “gente comune”, visto che la differenza tra lui e quest’ultima è troppo grande [27], per differenza strutturale o per difetto di coraggio da parte degli uomini comuni; o per consapevolezza di questi ultimi di non essere in grado di affrontare le prove come l’eroe.
Vado ad ammazzare El Muerto...
In Tex questo concetto è rafforzato dal confronto con l’illustre predecessore cinematografico Mezzogiorno di Fuoco, e solitamente viene motivato dalla pochezza degli abitanti, chiusi nelle loro case e disposti a farsi tiranneggiare pur di non esporsi [28]: una delle sequenze dello scontro contro El Muerto [29] a tal proposito è forse tra le meglio riuscite della serie, anche perché tutto punta a preparare lo scontro tra i due, e l’isolamento dell’eroe che vive solo per la giustizia è parallelo a quello del malvagio, che vive solo per la vendetta. Lo scontro tra queste due figure epiche è inevitabile, e solo il duello faccia-a-faccia può risolvere il conflitto: gli altri, le figure intermedie, sarebbero di troppo.

Abbiamo già accennato alla vendetta da parte di Tex dei suoi pards, o comunque alla vendetta dei “buoni” [30]: che sia personale, come quella contro i responsabili della morte di Lilith [31], o simbolica per un intero popolo [32], o per un morto[33], la vendetta di Tex viene svolta con freddezza e determinazione, poiché in quel momento Tex e gli altri pards si sentono investiti di una missione divina.
E la giustizia divina [34] è infatti spesso la mano che punisce i criminali, e Tex non è che il motore di questa: motore consapevole, ma talvolta non decisivo [35].
Dei nemici sovrumani e delle imprese iperboliche che abbondano nella serie abbiamo già parlato [36], mentre la fedeltà alla parola data [37] è una costante degli eroi, a dispetto del danno che da esso ne possa derivare: anche i pards ne hanno un concetto altissimo e non derogabile [38]. Può essere la
parola data a un singolo amico che chiede aiuto [39] o a un intero popolo, nonostante i guai che possano capitare in conseguenza [40], può essere un giuramento di vendetta fatto a un morto [41], ma Tex e i suoi non esiteranno davanti ad alcun pericolo, non si fermeranno davanti a niente, non “molleranno la presa” finché non riusciranno a mantenere quanto promesso.
Anche perché questa fedeltà alla parola rientra sempre nell’adempimento della propria missione.

È da notare come anche per Tex come per altri eroi la mancanza di pace (o la prospettiva che la missione non finirà mai) non venga vista come un ostacolo, un peso, una disgrazia. Esattamente come avvenne per Achille o Beowulf [42], anche Tex accetta sempre la missione difficile, per non dire impossibile, perché tale è lo scopo della sua vita: e il ranger non può venire meno a sé stesso, al giuramento interiore che lo ha spinto a iniziare la strada dell’eroe [43]. L’eroe è tale perché non rifiuta di fare ciò che può fare, e che nessun altro può fare al posto suo. Potere e dovere, nell’eroe (e in Tex), coincidono.
E così le proteste di Carson fanno solo parte delle regole del gioco narrativo, della formularità e della ripetitività delle situazioni: Carson da buon vecchietto si lamenta sempre e sempre vede l’aspetto pericoloso; ma Tex è lo sprone che accetta sempre il rischio, primo passo della soluzione del problema impossibile.
E a conferma della compagnia ideale e delle sue motivazioni, è Tex stesso a farci sapere che Carson si lamenta per spirito brontolone, mentre in realtà è ben più coraggioso e intraprendente (più eroe, insomma) di quanto non voglia apparire a un primo sguardo: se la missione appare “troppo facile”, Carson non ci prova neppure troppo gusto! [44]
Questi aspetti non esauriscono quel gusto del narrare per il narrare che è proprio di tanta epica popolare e anche del western preferito dagli italiani. In particolare si dovranno affrontare le abilità caratteristiche dell’eroe.
Ma, sulla scia di quanto diceva la voce narrante in Heidi, di tutto questo vi racconteremo la prossima volta.


NOTE

[1] È curioso come tale “eroe solitario” si ritrovi più spesso anche in tentativi di epica moderna come il “Conan” di E.R. Howard: è pur vero che l’epica riassume le aspirazioni e le visioni del mondo dell’epoca in cui nascono, ma questo non può che farci riflettere ancora una volta sulla visione individualistica (o spesso isolazionista) dell’uomo del secolo appena passato.
[2] Il più grande sub-creatore di mitologia ed epica tradizionale del secolo passato, J.R.R. Tolkien, ha dedicato la prima parte
Carlo Magno
del suo romanzo a La Compagnia dell’Anello; la sua epica, sia nel The Lord Of The Rings, sia ne The Silmarillion, è sempre corale, seppur con alcuni eroi che si distinguono nel gruppo.

[3] Ma nella prima parte del poema l’eroe non è solo al centro dell’attenzione del narratore: Gilgamesh divide la scena col selvaggio Enkidu, suo avversario poi amico.
[4] Solo a titolo di esempio si vedano Tex Gigante nn. 11, 39, 155, 258.
[5] Tex Gigante n. 1; è da ricordare che appena Tex entra nei rangers fa conoscenza di due “miti” del West: “il famoso” Kit Carson (così è costantemente connotato Carson in tutte le sue prime apparizioni) e Arkansas Joe. Tex dovrà vendicare la morte di quest’ultimo in Tex Gigante nn. 10-11. [6] E infatti il frontespizio degli albi ha le immagini di tutti e quattro i pards, mentre le copertine hanno come unico elemento obbligatorio il solo Tex (salvo rarissimi casi per cui si veda oltre).
[7] Ancora una volta a puro titolo di esempio si vedano Tex Gigante nn. 203-203, 236-239, 289-291, 296-297 e il ‘Texone’ - Speciale n. 9 “Il Cavaliere solitario” disegnato da Joe Kubert.
[8] In effetti il numero delle avventure “a quattro” diminuisce progressivamente col tempo dopo il numero 100.
[9] Tex è contro la tortura, ma usa interrogatori brutali su prigionieri; è a favore delle minoranze, ma non ha remore a uccidere indiani, neri, cinesi, se si comportano “da inumani”; emette sentenze a morte senza rispetto delle garanzie, ma è contro i killers a sangue freddo e così via. Ma Tex non può essere biasimato per questo, a causa dell’infallibilità di cui si veda oltre al punto d) di questo stesso capitolo, pubblicato nel prossimo post.
[10] Questo ruolo “minore” di Kit Willer fa sì che il modello del nostro quartetto non siano I tre Moschettieri di A. Dumas padre: lì il vero protagonista è D’Artagnan, non i suoi compagni maturi.
[11] Si veda oltre il punto f) di prossima pubblicazione.
[12] Vedi come Feirefiz nel Parzival; o Sir Sagremor nei romanzi della Tavola Rotonda; o Ruggero e Marfisa nei poemi ariosteschi: tutti questi appartengano “all’altra parte” rivale, ma denotano fin da subito caratteri in realtà simili ai paladini. La fratellanza va oltre la fede o il ceto, ma nasce da una comunanza di valori etici. Che Cochise possa essere considerato un “potenziale nemico” sembra ovvio: abbondano le avventure di Tex contro “ribelli Apache” (ad esempio Tex Gigante n. 100 o n. 151-154)
[13]Vedi Guglielmino-Grosser, op. cit., vol. II pag. 127 a proposito del Morgante di Pulci: “il Morgante… accentua il gesto, l’atto, l’azione nei suoi aspetti materiali (la botta, lo schiaffo, il pugno) e della materialita’ del vivere (il cibo, il bere)… innesta nella tradizione canterina l’esperienza comico-giocosa”; citando (ibid. pag. 128) la Ageno ricorda come nel Morgante “La prodezza muscolare… è celebrata con allegria”: sembra che queste definizioni ben si attaglino al Gros-Jean dei primi albi (Tex Gigante nn. 10-12) o a Pat MacRyan in tutte le sue apparizioni (da Tex Gigante n. 34 in poi); non dimentichiamo che in quest’ultimo personaggio G.L. Bonelli aveva riversato i suoi trascorsi di pugile, ma vi si ritrovano alcune caratteristiche di personaggi fumettistici precedenti come Dick Fulmine di Carlo Cossio e il Furio Almirante dello stesso Bonelli e ancora di Cossio.
Pat Mac Ryan, o della Forza senza Grazia
[14] Si vedano ad esempio i “Quattro Amuleti” dell’omonima storia (Tex Gigante n. 126) usati per contrastare Yama, quanto alla sua capacità di emettere profezie (ci si perdoni l’excursus al di là del numero 400, ma si veda ad esempio Tex Gigante n. 501).
[15] Balio e Xanto, i cavalli di Achille, erano intelligenti; tanta era la fama dell’intelligenza del cavallo di Rinaldo, il fedele Baiardo, che Gradasso parte dalla Circassia per conquistarlo (Boiardo, Orlando Innamorato, I, I, 4-5). Dinamite è altrettanto leggendario sia nella sua “intelligenza quasi umana” (si pensi al salvataggio di Tex in Tex Gigante n. 9) che nelle sue epiche velocità e resistenza (come ad esempio in Tex Gigante n. 11); il fatto che solo Tex riesca a domarlo, oltre ad essere un'impresa da campione del Rodeo, ci ricorda l'episodio tra lo storico e il mitico di Alessandro e Bucefalo.
[16] Sarebbe tuttavia una forzatura vedere un parallelo esatto tra Merlino e la figura di El Morisco: Merlino era una guida morale dotata di conoscenze arcane, El Morisco ha le conoscenze ma non si propone mai come guida spirituale per Tex e i suoi. Nuvola Rossa ha la stessa funzione di El Morisco nella narrazione: ben diverso è il ruolo di ispiratore di un Gandalf nel Signore degli Anelli.
[17] Troia non poteva cadere senza la presenza di Achille; chi si fosse seduto sul Seggio Periglioso era destinato a trovare il Graal, e solo Galahad era abbastanza puro per farlo.

Più dei becchini...
[18] Si veda a solo titolo di esempio Tex Gigante n. 99 o n. 211 o n. 218 (“Willer e Carson? ... mai visti in vita mia, però so chi sono, Macho… da quel che si dice hanno messo sotto terra più gente loro che i becchini di una grande città!”); ma i passi da citare sarebbero davvero numerosissimi.
[19] Si veda ad esempio Tex Gigante n. 149.
[20] Tex Gigante n.7
[21] Perfino un novellino che è appena giunto a Ovest ha sentito parlare di Tex e dei suoi pards come di “grossi fenomeni” (Tex Gigante n. 277)

[22] Ma anche nel Dragonball di Akira Toriyama (che pure banalizza i tornei e gli scontri epici, deformandoli comicamente) troviamo il desiderio di Son Goku di trovare qualcuno con cui fare un combattimento davvero impegnativo: da qui la scelta da parte di Goku, alla fine della saga, di istruire Ub per combattere Goku stesso! (Dragonball Deluxe n. 42 ed. Star Comics)
[23] Si veda ad esempio quello riportato nella storia speciale intitolata appunto Il duello, contenuto in Specchio della Stampa n.119 (2 maggio 1998) o Tex Gigante n. 289.
[24] Boiardo, Orlando Innamorato, II, I, 18 e segg.
[25] Tex Gigante nn. 307-309
[26] Tex Gigante nn. 190-191


[27] È appena il caso di ricordare che l’eroe epico può essere un eroe mitico, ma a differenza di questo non fonda la cultura o il mondo stesso: banalizzando le interpretazioni, la mitologia ha come scopo lo “spiegare il PERCHÉ” delle cose, l’epica quello di “narrare il COME” sono avvenute.
[27] Wiglaf che aiuta Beowulf nella sua lotta contro il drago si rivela anche egli un eroe.

[28] Tex comunque, pur disprezzando chi non si schiera (vedi Tex Gigante n. 190), a volte invece rifiuta l’aiuto di chi non sarebbe comunque in grado di aiutarlo, perché è diverso costituzionalmente dal ranger e dai suoi pards: “In quanto a quei trenta uomini di cui parlate [disponibili ad aiutare il ranger contro i prepotenti di turno, ndr] non posso metter in dubbio che siano abilissimi nell’impallinare le volpi che minacciano i loro pollai… ma vi posso assicurare che quando si tratta di sparare per uccidere un uomo, le cose cambiano molto!” (Tex Gigante n. 290)
[29] Tex Gigante n. 190
[30] Le vendette sono uno dei momenti salienti e dei motori dell’epica: da quella di Patroclo a opera di Achille (Iliade) a quella dei Volsunghi a opera di Siegmund.
[31] Tex Gigante n. 103-106
[32] Ad esempio Tex Gigante n. 287-289
[33] Si vedano ad esempio quella della Dama di Picche (Tex Gigante nn. 116-117) o del monaco di Santa Cruz (Tex Gigante nn. 215-217).
[34] In alcuni casi si manifesta la Giustizia Poetica, come per il Maestro in Tex Gigante nn. 309-310, colpito dallo stesso veleno che voleva diffondere.
[35] Si vedano ad esempio Tex Gigante n. 117 o il n. 217.
[36] Ancora una volta si vedano supra QUI il punto 3.2 e QUI il punto 3.4; un’ulteriore analisi su questo tema si troverà all’interno del futuro articolo Il ranger dell’Impossibile. 
[37] Un grande esempio della narrazione epica di questa fedeltà si trova nel poema medievale Sir Gawain and The Green Knight: un misterioso cavaliere vestito di verde giunge a Camelot, sfidando i cavalieri di Artù a dargli un colpo con l’ascia, che egli restituirà un anno dopo. Gawain (Galvano) accetta la sfida e decapita il cavaliere: ma il misterioso cavaliere recupera la testa e dà appuntamento a Gawain a un anno dopo, perché mantenga la sua parte di patto. Nonostante sappia che per lui il colpo sarà mortale e nonostante gli inviti e i pianti degli altri cavalieri, Gawain parte per adempiere al suo giuramento; superati immani pericoli e difficoltà riesce a essere puntuale. Si sottomette al cavaliere, preparandosi alla morte lieto di aver mantenuto la propria parola e aver così salvato il suo onore; ma il Cavaliere Verde si ritiene soddisfatto dalla volontà di Gawain di adempiere anche a costo della vita e lo risparmia.

[38] Sembra ironico che l’unica “parola data” che ad un certo punto Tex dilazioni dal rispettare fino in fondo sembra proprio il giuramento di vendetta fatto sulla tomba di Lilith: ma esso risponde a esigenze narrative (far partecipare anche Kit Willer alla punizione, e sottolineare l’inestinguibilità della sete di vendetta del ranger) e comunque viene pienamente giustificato nel rispetto del carattere del ranger (Tex fa di tutto per trovare il suo avversario fuggito, ma esso sembra sparito nel nulla e lui si deve inizialmente rassegnare).
[39] Si vedano ad esempio Tex Gigante nn. 296-297 o nn. 304-307
[40] Ad esempio in Tex Gigante nn. 302-304
[41] Ancora una volta si vedano Tex Gigante nn. 103-106 o nn. 116-117.
[42] Checchè ne dica l’autore dell’Odissea (Omero mi perdoni!) Achille scelse la vita breve ma gloriosa e non quella lunga ma umbratile; Beowulf giunto alla fine della sua vita cerca una morte degna della sua vita di eroe: il drago è solo l’occasione giusta.
[43] L’unico vero rifiuto di una missione è in Tex Gigante n. 223, ma avviene perché la faccenda è “sporca” politicamente. È superfluo ricordare che poche pagine dopo Tex verifica come aspettare i politici danneggerebbe gli innocenti e di conseguenza accetta la missione precedentemente definita da lui stesso suicida.
[44] Tra le tante testimonianze di questa opinione di Tex, si vedano ad esempio Tex Gigante nn. 293 e 321.

La fama dell'eroe lo precede!
PS: le immagini non mi appartengono e sono per lo più tratte da pubblicazioni della Sergio Bonelli Editore. Sono qui a corredo dell'articolo di critica e analisi. Questo blog non ha fini di lucro. 

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