venerdì 8 novembre 2013

RILEGGENDO V FOR VENDETTA - BILDUNGSROMAN 2

Prosegue l'analisi di V for Vendetta di Alan Moore, letto come un Bildungsroman ("romanzo di formazione"). La prima parte QUI

 
V for Vendetta come Bildungsroman: parte 2



L’ispettore Finch.
L’ispettore Finch è il capo del “Naso”, la branca CSI della polizia della dittatura. A lui il destino di investigare razionalmente su V e sulle sue motivazioni. Quando lo conosciamo è un poliziotto cinico, asettico ed in apparenza insensibile. Il suo solo scopo è trovare V, ma lo fa per dovere, senza passione.
Poi V uccide Delia, l’amante di Finch. Solo allora Finch si scrolla la sua patina insensibile: ora odia V, perché la Delia che conosceva lui era “una brava donna”, cui “stava a cuore la gente”.
Quello che Finch non dice è che Delia era anche il suo punto di appoggio dopo la guerra, una guerra che lo aveva spinto tra le braccia dei Norsefire non per convinzione, ma perché “ogni società era meglio del caos”; e Finch si era buttato sul lavoro e sul rapporto con Delia per dimenticare la famiglia perduta.
Il giorno in cui Rose Almond Viene privata del suo punto di riferimento, Derek, anche Finch perde il suo, Delia, in maniera ancora più terribile: non solo lei è morta, ma l’ispettore scopre atrocemente che Delia non era ciò che lui riteneva. Lei era stata un cinico medico tanto simile ai Vari “angeli della morte” di un lager nazista. E Finch odia V perché non riesce a odiare Delia per quello che era stata con lui, e non può più amarla per quello che era stata prima di lui.

Trovare V assume un nuovo significato: trovare V equivale a Vendicarsi su chi ha posto fine a quella parvenza di ‘normalità’.
V ha tolto le illusioni a Finch, lo ha costretto a riconsiderare dolorosamente tutto e a Vedere che la sua presunta stabilità anche interiore non era Valida, non era durevole. Il dolore provocato da una Verità scomoda come l’illusione non è un prezzo che tutti sono disposti a pagare, o a tollerare quando viene imposto.

Finch, però, riesce ad andare oltre la semplice Vendetta per rabbia propugnata da Rose: da buon poliziotto sa che deve trovare la chiave più pericolosa, capire V, come fanno i “cacciatori” degli psicopatici.
Questo significa che l’ispettore deve DIVENTARE COME LUI, PENSARE COME LUI, anche se Finch non sa ancora cosa significhi Veramente “pensare”.
Così dirà a Dominic, il suo fedele e onesto assistente, che ciò lo spaventa, come sempre spaventa entrare nella mente di Veri o presunti serial killer: diventare come V, pensare come lui, significa lasciar perdere ogni remora, ogni equilibrio Vero o artificioso, ogni parvenza di normalità per esplorare il proprio inferno e tentare di sconfiggerlo.

Finch impara a pensare, e perciò è pericoloso per se stesso e per il regime. E allora ecco una provvidenziale ‘Vacanza’ concessa, poi il viaggio a Larkhill, senza che nessuno, eccetto il fedele Dominic, se ne preoccupi.
Finch va a Larkhill, campo di concentramento per tutti i ‘diversi’ dopo la guerra, poiché è anche lui un ‘diverso’ ormai, anche lui non riesce più a riconoscersi nel nuovo ordine. Lì è iniziato tutto, lì Finch deve trovare V dentro di sé.
L’ispettore prende LSD, abbandona il livello cosciente a favore del suo subconscio, e inizia il suo ‘Viaggio’ simbolico. La droga alla fine elimina i suoi freni, e Finch capisce, capisce se stesso ed il mondo: “Chi mi tiene qui? Chi può liberarmi? Chi controlla e domina la mia vita se non... IO?”.
E comprensione significa LIBERTÀ (e infatti griderà “io... SONO LIBERO!”).

A Larkhill il miracolo si è ripetuto una seconda volta: un altro uomo si è liberato dagli ultimi residui legami con il mondo esterno ed ha CAPITO SÉ STESSO. La paura della ‘Vertigine della libertà’ è superata e Finch può Volare.
In questo modo Finch riuscirà ad andare oltre Rose Almond nella sua evoluzione interiore.

Finch, come temeva, capisce fin troppo V. Ma, capendo V, lo può ritrovare. L’incontro tra i due è drammatico, e l’ispettore, in un rigurgito di dovere (o di odio? In ciò è ancora troppo simile a Rose Almond) spara a V e porterà al mondo la notizia della sua uccisione.

Ma non ne sarà soddisfatto: Lloyd è eccellente nel mostrarci un Finch privo di entusiasmo, di Volontà nel riferire la notizia a chi, eccitato dall’insperato evento, ancora sogna riorganizzazione e di potersi riappropriare del potere.
Finch è certo che V abbia voluto essere ucciso da lui, e l’ispettore è troppo avanti nel processo di recupero dell’autocoscienza per compiacersi: di conseguenza se ne andrà, dopo aver confidato a Dominic la propria debolezza umana (“ho perso la mia famiglia, e credevo che prendere ordini potesse farmelo scordare. Non è stato così. Adesso seguo solo i MIEI ordini, e me ne vado prima che tutto vada in malora”).

Quando lo ritroveremo, lo vedremo disprezzare senza nemmeno una parola i sogni di potere che culla ancora una illusa Helen Heyer: ogni parola è infatti inutile, poiché il suo uditorio non può capire ciò che Finch potrebbe dire.



Evey Hammond.
Evey, Evey, Evey, Evey…
Apparentemente la storia ruota attorno a questa sedicenne: salvata da V, diverrà la sua inconsapevole discepola. Inconsapevole perché a lungo Evey NON CAPISCE V, ma anzi si sente RESPINTA da lui.

Perché si sente “respinta”? V promette amore, amore vero e rispettoso dell’altro; ma Evey preferisce una comoda illusione dell’amore invece che l’amore vero e proprio: la ragazza vuole sicurezza, una sicurezza immediata, una figura forte che gli fornisca un sostegno incondizionato e comodo, cui attaccarsi passivamente.
Evey vuole una figura paterna, un padre ricordato in modo tanto struggente da arrivare al desiderio incestuoso.

Perché Evey non dovrebbe cercare questo sostegno? Rose lo aveva trovato in Derek, Finch nel lavoro ed in
Delia, Evey ne è sprovvista.
Evey vorrebbe un sostegno assoluto, insindacabile ed acritico, mentre V gli offre un enigma dopo l’altro. Sempre domande senza risposta per Evey. E lei non capisce, perché Evey NON VUOLE PENSARE: anche per la ragazza un caldo torpore mentale è più gradevole della dura libertà.

E infatti quando se ne andrà (meglio: quando V la riporterà al mondo esterno) troverà Velocemente il tipo di sostegno che cerca: un uomo maturo e forte, cui concedere tutto, dal corpo all’anima.
Ma l’illusione dura poco: anche lui, come il Vero padre di Evey, le viene strappato dalla morte. La fine dell’illusione provoca in Evey una reazione uguale a quella di Rose e di Finch: non più apatia, ma odio, una Vita finalizzata alla Vendetta, cui deve seguire necessariamente (per le circostanze, in fondo per la Volontà di Evey stessa) la morte.
Fallirà, Evey, e verrà incarcerata.

Eppure, come è accaduto per Finch e V, anche lei deve ripartire da un carcere: trova in sé qualcosa, una sorta di affetto GRATUITO per V, che la fa andare avanti nonostante la distruzione fisica che avanza rapidamente.
É un affetto gratuito perché non ha una rispondenza immediata in termini di protezione, e perciò più autentico, più vero.
Ancora una volta si attiva la rivoluzione cartesiana già vista per gli altri due personaggi: distruggere per ricostruire.
Ma c’è anche l’influsso della filosofia orientale o religioso-ascetica: mortificare il corpo, annullarlo, per salvare l’anima, arrivare al fulcro della vita e del mondo.

E se “dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fior” un oggetto tanto umile, tanto da disprezzare sarà il fondamento della sua epifania.
Quanto può essere preziosa della carta igienica? Non conta la materia fisica ma il contenuto, così come la prigioniera sta per scoprire: grazie al manoscritto di Valerie, Evey maturerà psicologicamente e troverà il nucleo innegabile di se: “l’ultimo centimetro di noi che ci resta, ma in quel piccolo centimetro siamo liberi... Un centimetro è piccolo e fragile, ed è l’unica cosa al mondo che vale la pena di avere... non dobbiamo perderlo o venderlo o cederlo, non dobbiamo permettere loro di portarcelo via”.

Ripetiamolo ancora: al termine della pars destruens della sua ricerca Cartesio aveva trovato il punto indubitabile e irrinunciabile, da cui partire per ricostruire: “cogito, ergo sum/ penso, dunque sono”.
Ed Evey finalmente pensa da sola, pensa in termini assoluti, pensa da essere umano, non più solo nei termini animali del mangiare e della sopravvivenza fisica: rifiuterà di dichiarare il falso, di sottoscrivere una comoda e menzognera ‘Versione ufficiale’ in cambio della Vita e di una falsa libertà, solo per non cedere quel centimetro.

Qui sta la differenza tra il mondo disperato di Orwell e quello angoscioso ma in cui si può sperare di Moore: Winston di fronte alla paura del dolore fisico, cederà, verrà annichilito e alla fine “Vincerà se stesso” e riuscirà ad amare il Grande Fratello.
Evey, invece, non rinuncerà al suo centimetro e accetterà la fine fisica: quanto è diversa dalla Evey che nelle prime tavole supplicava i suoi carnefici di prendere tutto ciò che aveva, ma di risparmiare la misera, odiosa Vita che le era rimasta!

Evey è cresciuta, ed è invincibile nella sua apparente posizione di debolezza: non le si può fare più nulla. La Vita fisica per Evey non vale la rinuncia alla Vera Vita, quella interiore.
Con un colpo di scena in fondo prevedibile, si scopre che il carceriere è in realtà V: Evey reagirà con rabbia, accusandolo di crudeltà, secondo un modo di pensare automatico e naturale, proprio della Vecchia Evey. V replicherà che, attraverso lo stesso percorso da lui fatto anni prima, le ha donato la VERA libertà. Evey pensa e capirà, e sarà pronta: una pioggia purificatrice toglierà lo sporco della prigionia, ma anche della vita precedente, un battesimo che la immette in una nuova vita.

Evey ha raggiunto un grado di coscienza più alto di quello di Finch e di Rose Almond. Già Rose Almond, dal cognome così volutamente simile a quello di Evey, come simile è il loro punto di partenza e parte del loro percorso, eppure diverso.
Come diversa è la conclusione delle loro storie.
Evey capirà che non deve chiudersi in se stessa, che non deve sprecare la sua Vita in un odio fine a se stesso, ma che la sua libertà deve essere regalata agli altri perché anche gli altri siano liberi. Rose si ribella al mondo, ma resta prigioniera delle idee del mondo stesso; Finch riesce ad estraniarsi dal mondo, ma può solo contemplarlo con una distanza indifferente; Evey ha la capacità di Vedere il mondo nella sua essenza, così come scopre il Volto di V senza togliergli la maschera, ed è l’Amore (“un più forte mondo d’amore per il quale morire” [1]) che la guida. L’amore di V, l’amore per V, l’amore per l’uomo.

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (GV 13, 34)


Qualcuno potrebbe obiettare che lei, a differenza degli altri due, aveva la guida di V, ma ciò non è corretto: se V ha dato l’incipit, lo ha dato a tutti e tre, e a tutti gli inglesi. Solo Evey ha accettato fino in fondo le conseguenze di una sua scelta.
Anche questa è libertà.




Un quarto personaggio si evolve e si libera? Ma certo, è il popolo inglese,
Ma questa sua evoluzione si lega strettamente con un secondo piano in cui si può leggere V for Vendetta: la lotta delle idee.


[1] John Cale. Questi versi sono a corredo dell’ultimo capitolo (il XII) di Watchmen.



Le immagini sono tratte da QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI e non mi appartengono. Qui appaiono a corredo dell’analisi. Questo blog non ha fini di lucro.

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