domenica 24 marzo 2013

Caro agli dei... - 3. Quando muoiono gli altri


Continuano i miei deliri sull'uso della morte nel fumetto supereroistico anni 80-90 iniziato QUI e proseguito QUI e QUI

3. Quando muoiono gli altri

di N. Epas De Ranger La Pelouse

A. Dio, come soffro! - ovvero: Gli eroi e la morte degli altri eroi

Vogliamo essere cattivi?
Il classico eroe decerebrato, dopo aver sofferto per anni cercando di salvare il mondo (meglio se incompreso, perseguitato e, perché no?, sfigato con le donne/uomini a causa del suo ruolo di salvatore dell’Universo) non ha più nulla da dire.
OK, minaccia di Galactus… fatta! Uhm… Sentinelle? Anche quest’anno? Destino? Risulta morto, e ci serve per il cross-over tra tre mesi, non possiamo usarlo ora, o sputtaniamo tutto! Luthor presidente? Un altro mandato? E che è, meglio di Obama?
No, signori, basta così! – tuona l’editor in chief – Troppe minacce cosmiche stanno estraniando il nostro eroe dal suo pubblico-tipo! Calano le vendite!”

Che fare?

Ancora una volta far morire l’eroe?
Mancano idee su come recuperarlo, poi… e a questo punto non ci crede più nessuno…

No, facciamogli morire la spalla storica! O meglio ancora: il classico ragazzo che l’eroe non conosce, ma con cui si può identificare il lettore medio. O meglio di più ancora (perdonami, lingua italiana): gli facciamo fare un figlio o facciamo sposare l’eroe e poi facciamo morire lo sposo / sposa / figlio / figlia!

C’è sempre l’illuso che a questo punto propone di far morire Zia May, ma non ci riesce. La diabolica vecchia, beh, sì, una volta è pure morta, ma poi ce la hanno ripiazzata lì senza tante spiegazioni, e poi con il film, le attese dei fans, i lettori senescenti che si identificano… (*)
Vabbè, vai con il morto.

Le prime opzioni che si presentano sono: morte di un eroe o morte di un non-eroe?

Scegliamo la prima opzione (muore un eroe) e vediamo.
Innanzitutto chi muore deve essere inutile, obsoleto, o semplicemente quello più sacrificabile, perché tanto, in realtà, nessun lettore si è affezionato/identificato in lui.
Oppure la morte è una falsa morte.
Lasciamo da parte la morte di Robin II/Jason Todd, decisa grazie all’odio dei lettori, che in un sondaggio votarono in massa per la sua eliminazione... E vediamo ad esempio il nostro universo X, così ricco di morti, resurrezioni e miracoli dimensionali vari.

Si è sempre detto che Chris Claremont, colui che portò i Nuovi X-Men da gruppo di mutanti improbabili a successo commerciale tuttora duraturo, ha fatto largo uso/abuso della morte dei membri del gruppo. Lo scrittore nella sua prima, lunghissima, epica run, ha saputo alternare le sue “vittime”, alternando abilmente tra morti di personaggi sacrificabili (Thunderbird I, addirittura nella prima uscita “ufficiale” del nuovo gruppo (**) ), morti di personaggi di ben diverso livello (Jean Grey (***) e poi Fenice (****), e addirittura TUTTI gli X-Men al termine del cross-over “La Caduta dei Mutanti”… anche se questo è avvenuto solo per poche pagine (§); ma l’inizio delle morti-dei-mutanti-importanti-che-poi-riappaiono era stata introdotta nella serie da Roy Thomas, nelle vecchie avventure del gruppo.

La serie non era mai stata una di quelle di punta, anche per il fatto che i “vecchi X-Men” sembravano troppo legati al loro mentore Charles Xàvier, quasi castrati nello sviluppo della loro maturità come supereroi e come uomini dall’ingombrante presenza del “pelatone”.
Così Thomas, per far evolvere e crescere Ciclope e compagni, prima fece rapire il Prof X dal misterioso Fattore 3 (§§), poi lo fece uccidere dal mutante Grottesco (§§§). Così i pupilli dovettero cavarsela da soli… finché la minaccia degli alieni Z-nox fece rispuntare fuori il Prof X che NON ERA MORTO… ma era stato sostituito dal mutaforma Changeling (moribondo desideroso di riscatto) (§§§§).
La morte (e il ritorno dalla morte) come una costante, dunque.

Ma di ritorni dalla morte sono zeppe le storie dei supergruppi: in effetti è più facile far morire il membro di un gruppo e farlo tornare dopo anni, che, ovviamente, uccidere e poi ripescare nella stessa serie il protagonista (#).
La morte di un componente dei supergruppi (o di una spalla super) si sviluppa sostanzialmente su due forme:
  1. La sindrome delle Termopili o del “Vi copro io!” (o, americanamente parlando, sindrome di Alamo): il morituro/i morituri si sacrifica/si sacrificano per dare il tempo agli altri di riorganizzarsi o di compiere la missione. Un esempio di questo si può trovare nell’avventura di Thor nello Hel,
    in cui l’Esecutore trova la gloriosa (e cercata) morte (##).
  2. La sindrome di Beowulf: l’eroe muore nell’adempimento del proprio dovere, come sacrificio estremo. Un esempio lo possiamo vedere nella saga della Morte di Superman.
Sia come sia, alla fine tornò Superman, tornò l’Esecutore…
Come sempre, nel magico mondo dei fumetti supereroistici, tornano tutti.

Ah!, c’è pure la sindrome di Achille e Patroclo, ovvero: l'eroe è in dubbio, muore l’amico e il super capisce che il suo ruolo è non arrendersi e lottare ancora.
Ma questa formula si attaglia meglio alla morte dei danni collaterali, degli innocenti che, nel corso della lunga carriera di distruzioni e pericoli che il super si porta dietro nei suoi scontri, qualche volta ci rimangono secchi.

B. Danni collaterali – ovvero: Gli eroi e quelli che gli muoiono intorno

Se l’eroe ha avuto il buon gusto di non circondarsi di altri psicopatici simili a lui, non per questo la morte non gli aleggia (con il suo alito ricco di cadaverina e putrescina, direi) attorno.
Quello che l’eroe ha sempre temuto per la sua ragazza (“No, MJ, pur essendo un sano maschio americano e pur avendo una grandissima voglia da vent’anni editoriali di entrarti nelle mutande, non posso farlo perché se i miei supernemici scoprissero la mia identità tu saresti in pericolo!” (###) ) prima o poi si verifica per carenza di idee; oppure si opta per la morte più innocua dell’ammiratore lontano (= sfigato ragazzino che legge i fumetti e che, ahilui!, MJ non se la tromberà mai).

Questo permette:
  1. di scrivere almeno un episodio sulla morte di ragazza / figlio / ammiratore (o più di uno se vuoi proprio far capire che è carne morta prima ancora che lo sia)
  2. di scrivere almeno un episodio in cui l’eroe si strugge per il morto, per non esser stato presente, per non averlo capito etc. etc. etc. (la lunghezza varia a seconda del legame tra morto ed eroe sopravvissuto).

Indubbi vantaggi in attesa del cross-over estivo; anche perché lo “spettro del fallimento” potrà sempre tornare sotto forma di persona somigliante, di nuova morte somigliante o di lagna sul “quanto ti ho pianto” quando la solita clonazione fa tornare la ragazza/figlio (l’ammiratore non torna mai, sacrificato sull’altare del consumo veloce). Insomma, ancora una volta la morte come meccanismo narrativo.

E subito sorge il dubbio narrativo: il “danno collaterale” è in effetti casuale o no? Ovvero: l’eroe conosce la vittima?

Prendiamo un esempio del primo e del secondo caso: per il primo possiamo prendere l’albo “Eroe!” da “I Fantastici Quattro” di John Byrne ((####); per il secondo la morte di Karen Page nella mini-nella-serie “Guardian Devil” di Kevin Smith (^)… giusto per non citare lo stratrito senso di colpa di Spider post morte di Gwen Stacy.

Nel primo caso tutto parte fin dalla copertina (dialogata) in cui Johnny Storm proclama perentorio: “Sono finito! Non posso più essere la Torcia Umana!” e già ci viene il dubbio che abbia perso per la 343° volta i suoi poteri; con più attenzione vediamo per terra un giornale con la scritta “Giovane fan ustionato a morte. ‘È colpa mia’ dice la torcia!”, e qui ci rassicuriamo: è il solito fan ucciso… ma come? Sarà stata la Torcia a colpirlo per errore durante il solito scontro con il solito Uomo-Talpa in un negozio di ottica? Oppure…

Beh, con quest'albo siamo nella casistica dell’‘oppure’. Come in un libro-gioco, se siete interessati ai “Danni Collaterali sconosciuti”, continuate a seguirci, se no saltate alla prossima sezione.
Nella storia, lo scopriamo da pagina 2, abbiamo il povero ragazzino sfigato che vorrebbe essere la Torcia Umana; perché Johnny Storm è figo, guida le macchine, ciula alla grande, va nello spazio ed è amato da tutti perché ha superpoteri; ah!, in più è anche bello e biondo.
Ovviamente il ragazzo (Tommy Hanson, ma potrebbe essere anche anonimo, per quel che conta) è sfigato, bruttino (e bruno), grassottello, asociale e trattato male dai suoi compagni; non ha i brufoli solo per decenza di pubblicazione (ma a 13 anni, giusto per calcare sull’acceleratore del patetico Byrne poteva anche metterglieli).
Insomma: entusiasta per l’eroe, il ragazzo si cosparge di benzina e si dà fuoco. Una tragedia.
Invece del solito pistolotto “Ragazzi, ricordatevi che Superman vola alla faccia della fisica (anche di quella quantistica), voi no, quindi non provate a lanciarvi dalla finestra” l’episodio è l’occasione per far vedere quanto è figo Johnny Storm, per farci capire che oltre che biondo, bello, ciulatore etc., è anche sensibbbbbile. Johnny deve “affrontare il senso di responsabilità che deriva dall’essere un eroe pubblico”, come saggiamente suggeriva il Lupoi nella note di apertura, in una storia che, a detta del sommo introduttore, era “l’amara riflessione su quello che può divenire il ‘fanatismo’ nei confronti di un divo dell’attualità e dello spettacolo”.

Uau, presupposti profondi… tant’è che finisce con la Torcia a svolazzare nel cielo e soprattutto… “Prossimo numero: gli Skrull! I Vedicatori! Non perdete… Chiamata dalle stelle!”.
Ma insomma! È morto “Tommy Hanson… era un mio ammiratore… forse il più grande che abbia avuto…”!
Vabbè, in tre pagine dobbiamo risolverla, perché nel prossimo numero dobbiamo picchiare!

Caso due: i danni collaterali se la sono andata a cercare. Perché se non capisci che chi frequenti sarà anche super ma porta sfiga, allora la morte un po' te la meriti.
Insomma: che accade quando muoiono i cari dei nostri super? Quando l’essere un supereroe coinvolge persone vicine che supereroi non sono? No, zia May no! Ma altri sì!

Come detto, prendiamo ad esempio il ciclo “Guardian Devil” di Kevin Smith. Qui Bullseye, che è banale come il male nello scegliere le sue vittime tra le donne legate al suo supernemico, uccide Karen Page, l’amante di Matt Murdock. Karen che sapeva benissimo di essere anche l'amante\amata di Devil, se vogliamo essere precisi, visto che il fatto che Karen sappia la doppia identità di Matt è lo spunto per la meravigliosa saga “Born Again”.
Il tutto per dare il tocco in più a un piano che porti Devil a uccidere Mysterio, che sa che morirà, ma preferisce “farsi suicidare” da un eroe.

Lasciamo perdere per il momento il fatto che la morte di Karen (non Berger) assomiglia un po’ tanto alla morte di Elektra (^^), e che tra le donne attorno al supereroe più sfigato della Marvel (l’uomo cresciuto senza madre, rimasto senza padre, senza lavoro, senza casa etc. etc.) ha fatto una brutta fine anche Heather Glenn (Typhoid Mary era già psicopatica di suo), e vediamo cosa accade.

Allora: c’è un fesso di serie B che sta morendo (Mysterio), e che decide di andarsene col botto facendosi uccidere da un supereroe di serie B (parole di Mysterio, non mie!).
Come causare l’ira del Diavolo Rosso? Beh, intanto lo si fa impazzire con una psicotrama demenziale su una bambina forse figlia del Diavolo (quello vero), a base di droghe leggere o pesanti e altre cretinate. Poi, come tocco finale, si paga Bullseye per uccidere Karen. Oh!, intendiamoci, Bullseye ha ucciso anche Elektra (che poi, come detto, verrà resuscitata… secondo una solita tecnica Marvel), e quindi è recidivo. Ma Murdock non riesce proprio a farlo fuori, per una ragione o per l’altra.

Comunque: Karen è morta, e Daredevil dovrebbe dare di matto. Cosa fa? Tace al funerale, si chiude in sé stesso e poi svolazza sui tetti; parla con l’Uomo Ragno, gli dice due-fesserie-due sul ruolo dei super: “La conclusione a cui sono giunto dopo anni di questa vita è che non ci sono innocenti. Tutti sono colpevoli. Anche noi. Specialmente noi… Perché per tutto il bene che cerchiamo di fare, non riusciamo ad arginare il torrente di male e ingiustizia che minaccia di farci affogare ogni giorno. Siamo colpevoli di essere dei rimedi inadeguati… […] no, Peter, non ci sono innocenti. Anche le persone che tu amavi e che hai perduto e la stessa Karen sono colpevoli. Sono colpevoli di essere morte e di averci lasciato in questo abisso di solitudine e infelicità”.
"Il torrente di male e ingiustizia"? "Tutti colpevoli"? Ma per favore!
E infatti basta solo che l’UR scopra che la bimba da salvare è salva (scusate il gioco di parole: ma si tratta di una bimba non in pericolo se non fosse stato per il delirante tentativo di suicidio di Mysterio), e così il duo non dinamico decide di chiamarla come la defunta Karen. 
Devil a questo punto pensa che la sua cecità sia alla fin fine un colpo di culo, quindi non crede che certe cose possano portare sfiga, poi raccoglie l’eredità (una grossa eredità!) di Karen, recupera la casa, riprende a fare l’avvocato… insomma: la morte di Karen in 10 pagine è il miglior affare della sua vita da quando ha perso la vista guadagnando i sensi radar (altrimenti col cavolo che avrebbe avuto storie con la Vedova Nera!).

E via verso altre mirabolanti avventure (e donne da far fuori).

PS: psicopiano delirante, motivazioni deliranti, dialoghi senza gran senso a meno di non perdere del tutto l'incredulità, psicologie da porte girevoli... dear Kevin (Smith), era meglio se continavi a fare film!



* In realtà la Zia May (zia dell’Uomo Ragno, per i due che non lo sapessero) è la mamma del Presidente della Marvel, di QUALSIASI presidente, a prescindere dal fatto che l'azienda sia stata venduta più volte. Solo così si può spiegare la sua sopravvivenza nonostante le vendette trasversali, vari interventi al cuore malandato e l’incredibile capacità di sopportazione dell’eroico nipote alla sua pallosaggine. Quando zia May sembra morire, questo non è mai per sempre: ciò dimostra zia May è più forte di Chtulhu.
** The X-Men n. 95
*** The X-Men n. 100
**** The Uncanny X-Men n. 137
§ In Italia Gli Incredibili X-Men ed. Star n. 29
§§ The X-Men nn. 33-39
§§§ The X-Men n. 42
§§§§ The X-Men n. 65
# Una delle cause che portarono al primo addio di Chris Claremont agli X-Men, pare fosse proprio il fatto che lo scrittore voleva creare una trama a lunga scadenza in cui Wolverine sarebbe stato ucciso e poi resuscitato dai killer della Mano (come Elektra) per diventare il loro malvagio capo; ma se ciò sarebbe stato ben tollerabile nelle serie degli X-Men, avrebbe creato non pochi problemi in quella intitolata al mutante canadese… e così gli si disse di no, e la serie più dominante degli '80-'90 (Batman permettendo) perse il suo timoniere.
## The Mighty Thor n. 362
### Il che dimostra che Peter Parker vuol più bene a MJ che a Zia May: mica cerca di litigare con l’antipatica vecchia o di farsi adottare da altri o di farsi diseredare per proteggerla! MJ va protetta con la lontananza, la vecchia rincoglionita (forse perché rincoglionita) è sacrificabile. Vedi la saga “Soltanto un altro giorno”, in cui Spidey butta al cesso il suo matrimonio e il suo rapporto com la moglie per salvare la vecchiaccia.
#### Fantastic Four n. 285, in Italia Fantastici Quattro ed. Star Comics n. 59.
^ Daredevil vol. II nn. 1-8, in Italia Cavalieri Marvel – Devil & Hulk nn. 62-69.
^^ che, come sanno tutti, Lives Again e fa miniserie, in onore all'immortalità dei super o assimilati.
^^^Daredevil Vol. II n. 8

PS: le immagini non sono mie! Questo blog non è a fini di lucro!

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