venerdì 22 febbraio 2013

Caro agli dei… - 1. La vecchiaia impossibile


Correva l'anno 2005. La gloriosa fanzine Clark's Bar era defunta da un po' quando alla mente del mai troppo elogiato Roberto Ledda venne in mente di celebrare la sua dipartita con un numero “Epitaph” che avesse come argomento la MORTE nel fumetto. E così anche il sottoscritto scrisse alcune riflessioni poco serie su un argomento serio. E la prima di queste riflessioni la riprendo qui, con solo un minimo di revisione editoriale. Che ci volete fare? Il tempo è poco, prima che la Grande Consolatrice venga a farci visita, e altri impegni scrittorii mi impediscono di lavorare come si deve alle grandi recensioni di fumetti online che aspettano da un po'...
L'intro a questi articoli la trovate QUI, scusate per il pasticcio di pubblicazione!


1. La vecchiaia impossibile

Tata, non sono bambini, sono tutti grandi!”
Sciocchino, SEMBRANO solo così…”
Nanny, parlando degli X-Men in Uncanny X-Men n. 248

Dicevano i greci che chi è caro agli dei muore giovane, e ciò era particolarmente vero per gli eroi. Il mito di Nestore, della vecchiaia serena, rispettata e tranquilla, era meno attraente di quello di Achille che scelse una vita breve e gloriosa invece che lunga e oscura.
E i supereroi USA?
Di solito sognano una vita come Nestore ma fanno la fine di Achille…

Coerentemente con la scelta eroica, i super non muoiono della morte più diffusa, ovvero quella di vecchiaia (più o meno malandata)… perché non possono invecchiare.
Ora abbiamo supereroi vecchi solo nel fantastico (?!) mondo degli Elseworlds, delle realtà alternative. Esattamente come nelle soap operas[1] il tempo sembra passare MOLTO lentamente, anche nel mondo dei Super il tempo è una cosa strana, magari manipolabile da un Time Trapper qualunque, ma sostanzialmente immobile.

Un esempio? Tony Stark divenne Iron Man durante la guerra di Corea… anzi no, in Vietnam… anzi, no in un imprecisato paese del Sud-Est asiatico che è meglio non specificare perché altrimenti la Marvel dovrebbe cambiare di nuovo paese… e guerra[2].

Jean Grey/Fenice muore “definitivamente” per la prima (o seconda?) volta nel 1980 a 24 anni (è nata nel 1956[3]); essendo risorta più volte, la gnocchissima Jean oggi avrebbe la bella età di quasi 60’anni; ben tenuti, certo, e con qualche annetto di stasi che effettivamente potrebbe avere un effetto sulle rughe (se trascuriamo le maschere di bellezza telecinetiche cui si autosottopone la notte per tirarsi su il seno), ma a questo punto… quanti anni ha il buon Prof X?
Se aveva ALMENO 25 anni quando Jean si è recata per la prima volta alla scuola per giovani dotati (uhm… diciamo almeno 15 anni?), il Prof va per i 70… E non li dimostra. Che sia colpa del gene X? Che si facciano tutti trasfusioni di sangue da Wolverine, per suggere un po’ del suo fattore rigenerante (utilissimo in caso di macchie della pelle) e campare tranquilli?
Insomma: il mondo odia i mutanti perché hanno superpoteri o solo perché non invecchiano e risparmiano perfino sul chirurgo?

Fuor dalle facezie: il mondo dei supereroi è un mondo sostanzialmente immobile nel tempo. Si danno dei presupposti magari ancorati alla realtà (Magneto ha conosciuto l’Olocausto, Tony Stark ha combattuto in Corea, Superman ha fatto la Seconda Guerra Mondiale[5]), ma tutto viene messo a tacere nel giro di un mese. Perché il mondo corre, e i personaggi non possono correre con lui, perché invecchierebbero e poi dovrebbero morire… Per cause naturali, ovvero irrimediabilmente.
E invece finché i personaggi riescono ad (at)tirare, occorre che rimangano sostanzialmente uguali a sé stessi. Beh, sì, c’è il trucchetto del clone e del Mutante Alpha che riporta Magneto all’infanzia, ma è pur sempre un trucco che non si può tirare troppo alla lunga (e non per tutti).

I Fantastici Quattro sono figli del 1963, c’è poco da fare: il presupposto dei FQ è arrivare nello spazio prima dei “maledetti rossi”[6], e questo deve seguire di poco il volo di Gagarin e precedere lo sbarco sulla Luna.
Che Franklin abbia ancora circa 6/8 anni (o lo hanno fatto crescere?) da decenni è un punto fermo, anche perché Reed sarebbe ben vecchietto… Ah, già, dimentico sempre che anche lui ha il potere di modificare i tratti del suo volto gommoso, e che gli hanno fatto perfino le basette bianche per segnalare l’inevitabile avanzare del tempo!

Scherzi a parte: perché i nostri personaggi non possono invecchiare?
La DC ha da tempo adottato la tecnica di creare Elseworlds (mondi ipotetici) o di spazzare via tutto l’universo con “rifondazioni dal principio”[6], in modo che quasi tutti i suoi eroi abbiano per lo più sempre 25/30’anni, ma siano legati alla realtà che li circonda. La geniale idea della continuity Marvel (unico mondo, con scorrere del tempo “misurabile”) mostra sempre più le sue crepe, come d’altronde è ovvio per un meccanismo che vuol portare la logica del NOSTRO MONDO in un mondo che si basa necessariamente sulla sospensione dell’incredulità da parte del lettore.

Mi spiego: è assurdo che Peter Parker aderisca ai muri, che Ciclope spari raggi distruttivi dagli occhi, che Bruce Banner invece che prendersi un ahimè normalissimo e mortale cancro da radiazioni abbia sviluppato il cancro chiamato Hulk. Ma questi sono fumetti, fumetti da supereroi, e quindi lo accettiamo, grazie a quella “sospensione dell’incredulità” che sta alla base di ogni narrazione fantastica e non solo.

La continuity è un modo per portare verosimiglianza (la verosimiglianza del NOSTRO mondo) nel mondo dell’assurdo: dato il presupposto che tutti i supereroi vivono nello stesso spazio\tempo, è logico che se Devil va a Broadway nello stesso momento in cui il Punitore regola i conti con una famiglia mafiosa, Devil effettivamente incontri il Punitore che fa fuori la famiglia mafiosa. Ok, è il bello della continuity, no[7]?
È il bello della continuity.



Tutto ciò che non rientrava perfettamente nella (un tempo) sacra continuity doveva essere giustificabile e giustificato. Se il Dottor Strange era nella dimensione di Dormammu il 15 marzo, non poteva essere a casa a risolvere i dubbi mistici di Peter Parker lo stesso giorno.
Se era ANCHE a casa, forse si trattava di un’immagine creata dal Dottore, o forse era un demone che voleva ingannare Peter Parker… Insomma, tutto si risolveva all’interno della logica INTERNA del fumetto[8].

Già, ma quando il fumetto interagisce con la realtà REALE? Quando il tempo INTERNO del racconto trova agganci nel tempo della REALTa’? Nell’Universo Marvel, Apollo IX è sbarcato nel Mare della Tranquillità?
Voi direte: chi se ne frega, visto che per la Marvel la Luna è zeppa di impronte di superdeficienti (e perfino di qualche piuma di Angelo) e di Guardoni cosmici.
E già, ma quindi le apparizioni di Kruscev nelle storie di Iron Man degli anni ’60 erano di un suo sosia sostituito appena qualche mese fa (parlando del TEMPO INTERNO alla narrazione)… e il Muro di Berlino è scomparso a una velocità pazzesca.

Insomma: il voler far entrare la realtà nei fumetti con le sue icone e i suoi avvenimenti implica che il tempo dei supereroi sia quello della nostra realtà. Ma questo non è possibile!
Un anno di uscite mensili di un albo (ovvero il tempo della NOSTRA realtà) può corrispondere a pochi giorni (o a meno di uno solo!) nel tempo del fumetto. Ciò è assolutamente ovvio nella logica del fumetto[9] (il tempo che passa è quello che SI DICHIARA che passi nell’albo o nella serie), ma quando si cerca di mescolare i due tempi, il gioco non regge.

La fondamentale regola non detta del fumetto seriale, del personaggio che deve continuare ad avere avventure finché c’è un numero sufficiente di lettori, è che… la squadra che vince non si cambia! (Uau, viva le banalità!).
Ovvero che una formula che funziona non può\deve essere modificata finché non si è costretti a farlo.
Ma attenzione: il lettore, specie quello distratto, deve poter ritrovare nel suo personaggio le caratteristiche che hanno spinto il giovane lettore ad appassionarsi la prima volta. E le deve ritrovare anche se perde per un lasso di tempo lungo anche anni.

Il Supereroe può diventare maturo ma non invecchiare, anche perché il target di pubblico dei supereroi americani è, ahimè, andato sempre più stabilizzandosi verso gli adolescenti. E gli adolescenti possono concepire la guida di un giovane deciso, che prelude a uno stadio a cui loro stessi vogliono arrivare (i vantaggi della giovinezza più i vantaggi dell’indipendenza), ma non sono molto attratti dalla vecchiaia, troppo lontana e vista in fondo come un po’ negativa, come la perdita delle prerogative della “vera” vita.

Ci sono serie più “oneste”, come i Peanuts o come i nostrani Bonelli[10] in cui il legame con un tempo VEROSIMILE non esiste. Tex ha quarant’anni circa, e passa senza problemi dall’avere quarant’anni intorno al 1860 o al 1890. Charlie Brown e i suoi amici sono e saranno sempre alle elementari [11].
I supereroi per convenzione non possono invecchiare, ma per convenzione vivono in un mondo che potrebbe essere il nostro: la contraddizione non è risolvibile, ma la vecchiaia non è consentita.



[1] Non dimentichiamo che soap operas e telenovelas sono eredi del feuilleton sette/ottocentesco… e seguono le sue regole esattamente come tutta la paraletteratura seriale e come il nostro amato fumetto (non solo supereroistico, ma sicuramente seriale). Vedi al proposito C. Bordoni e F. Fossati, Dal feuilleton al fumetto – Generi e scrittori della letteratura popolare, Libri di Base 90, Editori Riuniti, Roma 1985.
[2] E infatti, raccontando di nuovo le origini di Testa di Ferro sono state ambientate in un generico paese islamico tra attacchi di terroristi. Vista la tensione degli USA verso la Corea del Nord, nulla vieta una ringcomposition (composizione circolare) aedico-epica con una prossima “origine rinarrata” ambientata all'ombra della famiglia Kim.
[3] Vedi The Uncanny X-Men n. 138 dell’ottobre 1980 (in Italia Uomo Ragno Star n. 19): a pag. 1 c’è proprio la tomba della defunta Jean con queste date di nascita e morte…
[4] Se è per questo la ha combattuta anche Topolino…
[5] Fantastic Four n. 1
[6] Il primo ragionato tentativo di effettuare questa operazione fu il leggendario Crisis on Infinite Earths.
[7] La gabbia della continuity fu consapevolmente abbattuta nei What if…, i “Mondi alternativi dell’Osservatore”, collana antologica che mostra “cosa sarebbe accaduto se…”: insomma il concetto di Multiverso Dc spostato nell’Universo Marvel.
[8] Tant’è che nella pagina della posta degli albi Marvel era stato ideato il “no prize”, il “non-premio” destinato a quei lettori che dimostrassero come gli errori di continuity in realtà NON fossero errori, ma una cattiva comprensione dei fatti (da parte dei lettori più sprovveduti, ovviamente) o un trascurare qualche possibilità peregrina… ma possibile nel mondo dei supereroi.
[9] Tralasciamo i manga visto che stiamo parlando di supereroi americani, ma come non fare un citazione dell’immensa dilatazione del tempo che troviamo ad esempio in Capitan Tsubasa, dove tra la gamba tirata indietro per calciare un pallone e l’effettivo calcio scorrono anche una cinquantina di pagine…
[10] Escludiamo Martin Mystère che dell’aderenza alla temporalità reale ha fatto il suo punto di forza (ma non invecchiano altrettanto coerentemente i comprimari come Diana o Java): ma è significativo che i recenti cartoni animati di MM presentino un GIOVANISSIMO Martin, che non ha alcuna intenzione di invecchiare! Per quanto riguarda gli altri eroi Bonelli che invecchiano… Nathan Never ma anche Brendon, sono confinati in un futuro slegato da vincoli di scorrimento realistico del tempo; Mister No in un passato rimodellabile a piacimento, Dampyr ha la caratteristica di invecchiare molto lentamente… praticamente in maniera impercettibile per i lettori!
[11] Stessa cosa accade per i protagonisti de I Simpson.

PS: Le immagini non mi appartengono! Sono solo usate per fini di commento! Questo blog non ha fini di lucro! 

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