giovedì 17 marzo 2011

17/03/2011 (Meno 83.251 al BigT) - Come è complicato finire

Ci siamo lasciati quasi due mesi fa con un "angoscioso" punto in sospeso. I problemi del finale.
Poi sono arrivate le prime immagini.
Poi ho dato a Max la revisione della sceneggiatura del primo capitolo.
Poi sono di nuovo qua, a togliervi la curiosità (se ne è rimasta).

Ho raccontato delle difficoltà dell'inizio. Quello che deve catturare, farti leggere fino in fondo.
Ma questo è nulla in confronto ai problemi dati dal finale.
Per me, almeno.
Perché in una struttura a tankobon come quella che ho immaginato per DanG.E.R., il vero gancio è tutto il primo episodio.
Non bastano le prime tavole: l'inizio vero e proprio deve portare il lettore fino a tavola 22 del primo capitolo. Ma è il finale del capitolo che convincerà a leggere gli altri.
O vi farà gettare via l'albo.
O vi farà dire "Grandi disegni, pessima storia".

Insomma: nella mia idea di come sarà DanG.E.R., il finale del primo capitolo deve essere uno snodo cruciale.
Non dimentichiamo che se non immaginiamo un buon finale (o almeno uno che speriamo lo sia!) non ci sarà mai una buona storia. E qui il finale del capitolo deve essere il traino per i capitoli successivi. Perché nel volumetto di DanG.E.R., immaginato come un tankobon, le storie devono essere molto trinitarie: indipendenti ma interdipendenti, una storia in cinque parti, ma anche cinque storie diverse...
"Ma perché complicarsi la vita così?" forse mi chiederete.
E' che DanG.E.R. vive in un mondo frammentato eppure unito da un grande problema, e quindi questo mi pareva il modo migliore di rendere anche graficamente la storia.
Poi il tempo e la carta vi\mi diranno se sono in grado di reggere questa ipotesi di lavoro.

In fondo, qualcuno ben più esperto di me e ben più autorevole (continuo i miei sperticati complimenti a Fabio Bonifacci e al suo corso, ovvio!), dice che

se trovate uno sceneggiatore che dice “ho un grande finale”, staccate un assegno e fategli firmare un’opzione. Quello ha un buon film.
Ma dice anche
se avete un buon personaggio, una buona trama e uno sviluppo appassionante, il finale si scriverà da solo.
Beh, ciò che accade nel finale ce l'avevo in mente fin dall'inizio. Non so se questo sia positivo (cioè ho davvero un buon personaggio, una buona trama e uno sviluppo appassionante) o non ho capito niente e sono in preda a un delirio acritico di autoesaltazione.
Mi andrebbe benissimo se la verità fosse nel mezzo: né capolavoro né ciofeca, ma funzionale e dignitoso. Perché il finale che ho immaginato mi piace. E mi piace anche pensare che, se lo leggessi scritto da un altro, lo apprezzerei.

Il finale, dunque.
Riscritto tre volte, finora. Non tanto per quello che succede: come ho detto è stato deciso fin dall'inizio, è una chiusura del primo capitolo ed è il sentiero che porterà il nostro eroe fino al termine del tankobon.
Ma è stato riscritto per rendere al meglio l'atmosfera, l'idea del tipo di narrazione che sta dietro.
E questa idea si è definita meglio non appena leggevo le bozze di finale.
Che ci volete fare? Nonostante la mia veneranda età, sono ancora un novellino nella scrittura, e sto cercando la mia strada mentre la percorro.
Ma forse è sempre così, quando si crea.

Il finale, dunque.
Inizialmente era molto classico, un finale dove "succedono cose". Fine della prima missione, minaccia del cattivone che lascia aperta la sfida alle evoluzioni dei capitoli successivi. L'apparizione di qualcosa legata al passato di Dan. Stuporone di Dan, nuove speranze, musiche e titoli di coda, appuntamento al capitolo due.
I dialoghi avrebbero dovuto essere un semplice corredo a ciò che avveniva.
Poi una riflessione: per tutto il primo capitolo Daniel corre dall'inzio fino a (quasi) la fine.
Perché farlo correre ancora? Perché concentrarci su ciò che aggiungevo in queste tavole?

Così ecco l'idea della pausa.
Non la pausa che precede il salto, la pausa per prendere il fiato.
No, la pausa quando il salto è compiuto, l'esibizione è finita, le luci si spengono, e l'attore rimane da solo.
A dirsi: questo lo potevo fare meglio.
O, semplicemente: mi fanno male i piedi, vorrei un bel bagno caldo.
Che Dan sappia saltare, lo avete visto nel promo, e lo vederete nelle prime 18 tavole.
Ma mi piacerebbe che Daniel Knight non fosse solo l'ennesima variazione del tipo "scavezzacollo ma duro". Che dietro il sorriso sbruffone ci fosse una storia, dei ricordi, una personalità. E in una narrazione che fa del tempo il suo leit-motiv, la storia personale è necessaria.
Meno stereotipa possibile.

Quindi le ultime tavole si sono trasformate: c'è tutto quello detto sopra (mi serve per i capitoli successivi!), ma ciò che avviene fuori non può essere l'unico fulcro.
Queste tavole devono essere la pausa per approfondire Daniel.
Ma come renderlo in maniera adeguata?

Dopo una riflessione ho avuto la folgorazione di... oibò, sì, di "Scrubs".
Avete presente gli episodi?
Il buon vecchio JD, alla "fine" di tutto ciò che è avvenuto, riflette con la sua voce fuori campo, e le sottotrame di quell'episodio (in realtà le diverse articolazioni della stessa tematica) trovano la loro unità e spiegazione. La morale della storia.
Mi piaceva poco l'idea della morale, ma la voce fuori campo sì. Tant'è che l'ho inserita anche nelle tavole precedenti.
Ecco quindi il tentativo e subito ecco la prima difficoltà: i tempi verbali della tv (e in generale del video) sono più "stretti" di quelli della vignetta.
Mi spiego: in dieci secondi ci stanno trenta parole (specie in inglese!) ma trenta parole di commento soffocano una vignetta...
Siamo in un fumetto, quindi dobbiamo far vedere, e dire il meno possibile. Così dice la regola.

Il buon Ilsu potrebbe avere da ridire sul fatto che sia arrivato a questa conclusione solo ora.
Perché se le didascalie soffocano, il disegnatore si deve dannare l'anima per trovare spazio nelle vignette anche al disegno. E così è costretto a rallentare e a non portare a termine delle storie affidategli da un qualche sceneggiatore anni e anni prima...
(Come avrete capito, Sergio, noto Ilsu, userà di certo questa motivazione se gli richiederò notizie de "Il prezzo della verità"!)
Se ci fosse questa obiezione replicherei al buon Ilsu che in quel fumetto la dissociazione testo\vignette era resa necessaria dal tipo di storia. E anche dal fatto che la storia andava decisamente meglio divisa in 6 tavole e non in 4, come qualcuno mi ha costretto a fare per fantomatici problemi di tempo. :-P
E che quindi l'abbondanza di testo fu dovuta proprio a questa riduzione delle tavole.
Certo, non all'inesperienza dello sceneggiatore, non ancora giunto alla considerazione che in un fumetto spessissimo è "meglio togliere parole che aggiungerne" :-p.

Il punto è proprio questo.
Il fumetto è fatto di immagini e parole. La regola del "non dire ciò che puoi far vedere" trova il limite proprio nel fatto che non tutto si può far vedere.
Certo, si possono usare simboli, trovare il montaliano "corrispettivo oggettivo", e così si può evitare che i pensieri restano confinati al campo del testo.
Ma il ridotto spazio a disposizione rende spesso impossibile far vedere tutto attraverso il simbolo.

Da questa riflessione è nata l'ultima versione, l'idea del compromesso alla Frank Miller: le bocche\balloon dei personaggi dicono una cosa, e le didascalie\pensieri dicono un'altra.
Didascalie che fanno della sintesi il loro punto forte.
Sintesi che però, lo vedete da questi post, non è ancora il mio forte...

Panico: vuoi vedere che se Max non trova in breve il tempo di disegnare, mi sembrerà necessaria una quarta versione?

P.S.: abbiamo parlato di tankobon e lo stile di Max è Global Manga... Il pensiero, ovviamente, non può che andare alla catastrofe in Giappone. Anche lì c'è stato un doppio BigT (terremoto e tsunami), e sembra che il peggio possa ancora arrivare. E' indubbio che senza l'orrore nucleare del 1945 anche le riflessioni sui limiti e sui rischi della scienza, che stanno alla base dell'idea di DanG.E.R., non sarebbero nate. 
Ma qui si parla di metafore e invenzioni, lì è tragedia e realtà.

1 commento:

  1. PS: da conversazioni riservate pare che Ilsu abbia affermato che la versione qui fornita sia fasulla.
    Ovvero che lui chiedeva l'innalzamento a 8 tavole delle 6 proposte...
    A questo punto lo dovrò accontentare :-P
    (così impara a contestare!)

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