martedì 18 gennaio 2011

18/01/2011 (meno 83. 309 al BigT) - Protocolli, ordine e (in)disciplina




Nell'ultimo post raccontavo del "furore" che mi ha fatto completare la prima stesura della parte iniziale di DanG.E.R.

Ma come ho proceduto?
(Se vi interessa, naturalmente... ma se mi leggete, evidentemente vi interessa)

Allora...
La fase di ideazione è partita due mesi fa. Avevo l'idea generale di DanG.E.R. (che prima o poi vi farò sapere... quando saremo in stampa, of course! :-p ), ma mancava l'applicazione pratica. Giusto due o tre spunti, una frase da inserire in un qualche punto cruciale, una scena, la città...

Poi la lettura di un capolavoro della letteratura (by Buzzati, ma non vi dico quale) mi ispira la scena iniziale.
Con i cavalli.
E le future maledizioni di Max.

La scena non bastava: era carina, un buon inizio (spero!), ma non dava l'ossatura all'albo.
Così ci ho aggiunto la classica contrapposizione tra due modi di vedere lo stesso sporco lavoro: da qui la scena del pugno che sarà uno dei climax del primo capitolo.
Lo darà il nostro Dan, e lo darà a uno che non era il caso di toccare, ma ciò vi basti.

Poi ha lavorato l'inconscio per la seconda parte.
Dopo aver realizzato il soggetto, ho scoperto di aver letto distrattamente un articolo su una delle costole di Focus. L'avevo completamente dimenticato, ma evidentemente ho lavorato in remoto... e lo avevo inserito nel soggetto, senza minimamente ricordarmi cosa mi aveva ispirato!
Figuratevi che ero convinto di aver fatto ricorso ad una lettura di almeno quattro anni fa di uno degli albi "Un uomo, un'avventura" della Bonelli...
Comunque questo episodio dava la possibilità di raccontare uno degli aspetti più singolari del mondo di DanG.E.R.: ovvero la vicinanza tra argomenti e luoghi lontani, e la possibilità di passare dall'uno all'atro con facilità.

Direte voi: quindi le storie del mio Dan sono il solito fantasy? La solita SF?
Beh, lo spunto è diverso e... insomma, vedrete!

Torniamo a come ho proceduto.
Raccolte le idee, ho scritto il soggetto dell'intero albo e dei singoli capitoli.
A questo punto c'è stato il primo blocco, il dubbio delle scelte di cui parlavo in un altro post.
Ero già avanti nella (ahimè) selezione, ma il "fissare" definitivamente cosa sarebbe stato sceneggiato e cosa no... beh, questo mi frenava. Mi faceva girare intorno al problema. Mi impediva di arrivare a una conclusione decente.
E, ve l'ho già raccontato, mi impegnava la testa in una sequela di "non riesco ad andare avanti, avrei dovuto scrivere e non ci sono riuscito".
Spazzatura insicura che occupa tutto il mio processore mentale, impedendo di elaborare ciò che serve davvero.

Stronzi virus informatico-segaioli mentali!

Quindi il compromesso.
Un passino avanti, ma senza correre verso la meta.
Ed ecco un soggetto più dettagliato, quasi uno scalettone con qualche dialogo. Comunque con tutti i punti cruciali.
Il che mi ha consentito il passo successivo, cioè stabilire, sulla carta, ciò che accadeva tavola per tavola.

Per le prime tavole (il prologo alla storia) il compromesso equivaleva alla sceneggiatura: sono tavole informative, che spiegano gli elementi cardine del mondo di DanG.E.R. prima del nostro Dan.
Ho scelto il modello Akira di Otomo (azz, l'ho letto per la prima volta vent'anni fa!), per evitare l'alternativa del cartellone alla "Star Wars" o alla "Custodi del Maser". Forse sarebbe stato più comodo per me: ho più abitudine alla parola libresca che alla parola fumettata.
ma si sta facendo fumetto, e quindi bisognava buttarsi.
Rischiare subito per allenarsi al dopo...

Così ci siamo visti con Max, abbiamo layoutato e via.
Qualcosa era messo in saccoccia, ma il più rimaneva.

Non ho avuto il tempo di rivedere per le feste il soggetto. Ve l'ho già detto: tra tempo assoluto scarso e tempo mentale disorganizzato, non rimaneva tempo materiale per affrontare il problema e risolverlo.
Così ho contato sulla sedimentazione, sullo scritto nel cassetto di Catulliana memoria, sullo "spero che mi venga l'ispirazione".
Che non veniva.
Non riuscivo a visualizzare. Sapevo cosa ci doveva stare nella tavola, ma non vignetta per vignetta.
Ho studiato il calcestruzzo, ma mancavano i mattoncini.


Serviva un altro passo, un nuovo compromesso.


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