domenica 9 gennaio 2011

09/01/2011 (meno 81. 318 al BigT) - Il Tempo delle vacanze


Il buon Sulis mi ha rimproverato che ho fatto un buon numero post all'inizio, poi sono scomparso dall'ultima parte di dicembre.
Oltre a ringraziarlo del sostegno al blog (ehi! Qualcuno che si accorge se scrivo o meno! Ma Ilsu è un amico...) la cosa mi ha fatto riflettere, perchè non era assolutamente voluta. Solo che...

L'idea era sempre la stessa: adesso arrivano le vacanze dalla scuola (io insegno in una scuola media) e finalmente avrò più tempo per dedicarmi alle mie passioni. E a procedere più velocemente con DanGER.
Pia illusione.
Amici che partono e amici che tornano solo per le vacanze. I regali. Le cene e i pranzi parentali. La digestione delle cene e dei pranzi parentali. Il viaggio romantico programmato. 10 sedute di ionoforesi per una periartrite non programmata.
Insomma: tempo non ce n'è stato, se non il solito ritaglio, addirittura di dimensioni inferiori a quando sono "a pieno regime lavorativo".

E qui il dubbio.
Va bene che sono un istintivo nella parte (si spera) creativa, ma è davvero impossibile per me riuscire a lavorare con continuità a un progetto?
Ecco, forse la parola chiave è proprio "lavorare".
DanGER non è un progetto lavorativo in senso puro. E' vero che cerco di essere professionale, anche per stare dietro al mio illustratore, ma questo si trasforma nello star dietro alla parte spesso più tragica dell'essere professionale.
Cioè il rispettare le scadenze.
Finora le ho rispettate. Anzi, come dico spesso, sono sempre stato un passo avanti al mio disegnatore.

Ma ciò deriva dal "furore poetico" dell'ultimo periodo prima della scadenza, quando il detto sacro fuoco entra in me e mi fa produrre.
Sempre stato così: i miei esami universitari consistevano in mesi di blando ritmo e la settimana finale di full immersion. Totale. Assoluta. Diciotto ore di studio matto e disperatissimo.
Risultati eccellenti non mi hanno mai costretto a cambiare strada.

Ma per un progetto complesso come è, per me, DanGER?
Se leggiamo gli autori di fumetto, quasi tutti sono in un certo senso metodici. Da ora tale a ora tale faccio questo, poi mi siedo al tavolo di lavoro da ora tale a ora tale.
Ci sono anche i folli in preda al fùror, certo, ma o sono geni assoluti (non rientro nella categoria, ahimè), o hanno una solida base di esperienza alle spalle, o hanno prodotto davvero poco.

Io non riesco ad essere regolare, non c'è nulla da fare.
Perchè le cose si accumulano, perchè non è questo il mio lavoro principale che mi da\darà da mangiare (almeno per ora). Perchè, appunto, non ho ancora avuto quella che in sardo si chiama "sa sbruncadura", lo "sbatterci il muso".
Il vero problema è che, come il buon Patch, non è che non dedichi il mio tempo quotidiano a DanGER.
Solo che spesso lo uso nel dirmi "dovrei iniziare... devo finire questo se non perdere altro tempo... quanto tempo ho sprecato e non ho fatto nulla!"
Così il tempo passa fino al (pen)ultimo momento disponibile, l'istante in cui non ci si può perdere in domande, ma bisogna agire. E finora sono sempre riuscito ad agire in maniera sufficientemente efficace.

Eppure l'esperienza mi dovrebbe insegnare che l'intoppo può essere dietro all'angolo, che magari i giorni prima della consegna spunterà fuori un corso (obbligatorio) a scuola o una doppia seduta di ionoforesi.

Nulla da dare. Non funziona.

Forse dovrei veramente accettare il fatto che la corsa finale, quando sei costretto, è vero che ti priva dell'infinito tedio della correzione numero 47 alla stessa frase... Ma è anche vero che spesso non basta la correzione numero 2, l'ultima perchè fatta all'ultimo istante disponibile.

No, non funziona neppure questo.

Il vero problema è che questo "metodo di lavoro" nasce a monte, da un passaggio delicato dell'atto creativo. Un passaggio che segna la vera differenza tra il dilettante e il professionista.
Il momento in cui si rinuncia alle meraviglie del possibile, alla stupenda poetica dell'idea indefinita e vaga che piaceva tanto a Leopardi, e si scende nel campo del compromesso, della rinuncia, della versione "definitiva".
E, purtroppo per me, nella mia testa, il prodotto finito sarà sempre inferiore al prodotto immaginabile. E quindi rinvio il momento in cui dare addio alla meraviglia per arrivare al concluso.

Ma di questo ne parleremo ancora.
(Purtroppo?)


PS: Asu mi chiedeva i resoconti degli incontri settimanali con Max. Ecco, quello era un tentativo di ridurre la mia accidia. Darmi scadenze ravvicinate, in modo da costringermi alla moltiplicazione ravvicinata degli "ultimi momenti disponibili".
Purtroppo anche Max ha da fare, anche lui deve procurarsi il sudato pane. Così, finora, i sistematici e regolari incontri si sono ridotti a un incontro quasi un mese fa. E lì il resoconto non è stato scritto sul blog perché c'erano i colloqui scolastici, poi la laurea della mia girl, poi la festa di laurea... e poi il periodo natalizio di cui sopra.
Ma arriverà questi giorni, visto che sono rientrato al lavoro e quindi ci sono di nuovo i ritagli di tempo abbastanza lunghi!
Quanto alle riunioni settimanali, c'è poco da fare: il destino accidioso congiura contro di me!

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